martedì 22 maggio 2012

Mercatini e altre delizie


Dai, dai, che mancano pochi giorni al mercatino. Più la data si avvicina, più si lavora di buona lena.
Domenica mattina, macchina carica come per un trasloco, tanta voglia di un altro caffè e un’amica che si offre di partire con te alle 6:30. Più che un’amica, un mito!
Arrivo nel piccolo paesino di Polcenigo. La giornata pare perfetta. Un sole timido comincia a intiepidire le mura del centro storico e tutti lì a cercare il posto assegnato. Qualche segno di nervosismo –forse qualcuno non è riuscito a berlo il caffè, o magari, per eccesso di scrupolo, ne ha bevuto qualcuno di troppo - che fa sorridere e risveglia completamente dal torpore mattutino. Poi, tutti all’opera: a gazebo spiegati si imbandiscono banchetti e si studiano disposizioni. Le creazioni affiorano da scatole, scatoloni, sacchetti anonimi e cominciano a colorare le stradine del borgo. Un affaccendamento di mani sapienti anima questo inizio di giornata.
Per me, che di mercatini ne ho fatti appena due o tre, è ancora tutto nuovo e allestire il banchetto una vera sfida. Fortuna che c’è Clara (il mito) che mi aiuta, mi consiglia, mi supporta e mi fa da ammiratrice ‘Ma che bello, Maura’, ‘Ma che meraviglia!’ e io mi sento lieve e felice come non mai. Studiamo, correggiamo, risistemiamo, ristudiamo, ricorreggiamo, riririsistemiamo e ci divertiamo un sacco.
Lei ha dimenticato la macchina fotografica, ma io no. E così ecco immortalati

banchetto


e banchetto con mito.


Finito dunque di sistemare e abbastanza soddisfatte del risultato ottenuto, ci concediamo, a turno, il tanto desiato caffè.




Magia. Strade appena poco prima vuote, si sono trasformate in universi colorati ed essendo questa anche festa di primavera, contribuiscono fra gli altri fiori, piante, fragole e ciliegie. 
Arrivata al chiosco e pronta per il caffè, non resisto e, con la mia proverbiale atavica paura di morire di fame, penso che proprio non posso fare a meno – prima che arrivi il pienone - di accaparrarmi due panini con salame e formaggio che, bloccata dalla ressa davanti al mio banchetto, più tardi potrei non essere più in grado di andarmi a comprare.
Così, torno tutta fiera e appagata da Clara e mostro trionfante il bottino. Forse è un po’ preoccupata, ma non lo dà a vedere e sorride.




Seconda fase dell’avventura.
Il timore che possa piovere viene costantemente misurato dando sempre uno sguardo alla montagna e alle nubi che si addensano e si diradano sulla cima. Pare che siamo tutti anche un po’meteorologi ma, di nascosto, ciascuno fa gli scongiuri.
Il nostro vicino è bravissimo. Falegname da 40 anni e pieno d’entusiasmo. Un vero venditore, pieno di passione per il suo lavoro, simpatico, affabile e affabulatore. Non perde un colpo. Chapeau!
E poi ci sono le visite. Una più gradita dell’altra. Mariti travestiti da ciclisti, amici travestiti da turisti, consulenti pieni di talento e creatività travestiti da bambini e pure genitori travestiti da passanti.
In poche parole -‘Seeee’, direte voi- , una domenica davvero deliziosa!

Ps: verso le quattro del pomeriggio la pioggia ci ha fatto scappare alla velocità della luce. Metà dei meteorologi presenti al mercatino sono stati bocciati e l’altra metà, rimandati a settembre.

giovedì 10 maggio 2012

Disordine alfabetico





Difficile scrivere con quanto si leggerà appena più sotto.
Quasi quasi mi butto…
Ringrazio Antonella per le parole della sua poesia che in questi anni mi hanno accompagnata, risuonando lievi lievi di tanto in tanto, come lontana eco, come parole bisbigliate appena, così come solo con la genialità della poesia si può far.




Madre

Rossini, Verdi, Puccini:
abbracci di note
volteggiano per le stanze.
Dal tuo canto
L’allegria della casa.

Racconti l’aria del cibo
e i bambini mangiano.

Le tue postille
arredano i loro libri
ancora da scrivere
ancora da leggere.

Di dieci colori le scarpe
del tuo passo sicuro.
Di mille sfumature i fili di lana
che intrecci nell’arazzo di luce.
La materia dei loro vestiti.

Assicuri:
ascolta Vivaldi,
le parole verranno.
E la poesia sarà un giardino
Senza umane stagioni.

Antonella Silvestrini




Cuci una foglia vicino alle parole, cuci le parole tra loro,
guarda una foglia come viene soffiata lontano.

Il tempo mentre scriviamo vola, noi moriamo a noi stessi
mentre intorno ci cresce la vita e la realtà si addensa, s’in-
treccia, diventa una radice che sale fino a un tronco e ridi-
venta foglio.

Da sempre mi mancano le parole e io ne ho nostalgia.
Per questo cucio, cucio, cucio.

Antonella Anedda

mercoledì 2 maggio 2012

Tigli, nanerottole e Capitan uncinetto


La prima immagine che la mia memoria riesce a rievocare risale ai tempi dell’asilo. Ricamo a punto croce in cortile, all’ombra dei tigli. Miniseggioline disposte in cerchio e un gruppetto di nanerottole che si cimentavano con ago e filo. Che meraviglia!
Poi è arrivato il lavoro a ferri e all’ uncinetto. E son stati maglioni e sciarpe per tanti (che, spesso, poveretti, han dovuto portare anche cose un po’ sbilenche e sembrar contenti).
Ma cominciamo dall’uncinetto.
Qualche tempo fa, dopo un lungo periodo in cui non avevo avuto il tempo di dedicarmi a null’altro che lezioni, lezioni e lezioni (insegno italiano come lingua seconda), le mie mani hanno cominciato a spazientirsi, smaniando di realizzare qualcosa. E cosa comincio, che non ho il tempo neanche di ‘grattarmi la testa’? (Questa è Sicilia, signori miei).
Facciamo così: adesso facciamo un lavoretto all’uncinetto, va bene?
Sììììììì!
Inverno, lana, colori, nulla di chiaro in mente rispetto a cosa ne sarebbe venuto fuori …. et voilà!




Le righe, la compattezza data dalla lavorazione e la combinazione di colori hanno portato a un risultato che mi ha proprio entusiasmato. Una sciarpa caldissima, ve l’assicuro.
Da lì son nati poi i ‘fasciacollo’. Ancora più comodi e caldi delle sciarpe! (Di questi poi, ne riparleremo quando ricomincerà a fare un po’ di freddino).

Dal momento che l’uncinetto non si poteva abbandonare così in estate, in cotone ho realizzato una copertina per il bimbo di un’amica. 





Sebbene facesse molto caldo, la neomamma l’ha utilizzata tantissimo sia di sera, sia durante il giorno per entrare in quei negozi in cui appena arriva la bella stagione, sparano l’aria condizionata al massimo e raggiungono temperature glaciali (tanto che mancherebbero solo i pinguini per completare lo scenario polare). 




Tu ti prendi comunque il colera, ma il tuo pargolo è in una botte di ferro.



E ora questa sciarpa. Io me la mangerei, da tanto mi piacciono i colori.




Per chiudere in bellezza e sempre a proposito di uncinetto, vorrei tornare a quel primo ricordo d’infanzia, con la sua magia del lavoro in gruppo.
Il mondo dell’uncinetto è davvero spettacolare e oggi, grazie alla tecnologia, se ne può gioire abbondantemente: la rete è piena di veri e propri capolavori! Chi ha dato una sbirciata alla mia sezione di p(t)interest, avrà notato che gli ho dedicato una cartella dal nome Capitan uncinetto.
Ma torniamo al lavoro in gruppo. Vorrei rendere omaggio a una persona che seguo da molto tempo e che con la sua energia, grinta e creatività ha realizzato dei progetti davvero encomiabili. Roberta Castiglione è il suo nome e dal momento che ci sarebbero un milione di cose da dire su di lei, mi limito a parlare del progetto Social Crochet e vi consiglio di cliccare sul link per scoprire il resto. Roberta ha creato sulla sua pagina di Facebook un gruppo che, una volta alla settimana si riunisce on-line e, seguendo le sue istruzioni (sia attraverso delle immagini, sia attraverso i sapienti consigli elargiti nel corso di ciascuna sessione), impara i trucchi del mestiere e realizza cose sempre diverse.
Roberta mi ha riportato ai tempi del cortile soleggiato, delle nanerottole e dell'inebriante profumo dei tigli. Brava Roberta!